Davide Pettenella per aiutare la Romagna.

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Continuano le news letter a sostegno della Romagna alluvionata promossa da Oltreterra in collaborazione con AlberItalia e UNCEM.

La news di oggi l’ha scritta per noi Davide Pettenella, docente di economia e politica forestale al Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-forestali dell’Università di Padova.

Contemporaneamente continuiamo a sollecitarvi nell’acquisto di prodotti da quelle aziende che hanno bisogno del vostro aiuto per risollevarsi dal dramma dell’alluvione. La lista delle imprese che hanno bisogno di voi le trovate in fondo a questa news.

Lo staff di Oltreterra, il progetto di Slow Food per la montagna e per chi in essa vive.

Davide Pettenella

Per comprendere le ragioni che stanno dietro le alluvioni che hanno colpito recentemente la Romagna, Renzo Motta ci ha offerto una chiara di lettura delle relazioni tra foresta e tutela idraulica concentrandosi sul ruolo ecologico che il bosco può avere nel proteggere il territorio. Forse è utile affiancare a questa lettura un’analisi del ruolo giocato da quella forma di uso del suolo, nel passato fortemente integrata alla foresta, che è l’agricoltura.

Nelle 4 provincie interessate all’alluvione (Forli-Cesena, Rimini, Ravenna e Bologna) i cambiamenti dell’agricoltura di montagna e collina sono stati negli ultimi decenni radicali. Normalmente, quando si pensa all’abbandono dell’agricoltura e allo spopolamento della montagna, in particolare di quella appenninica, si associano questi fenomeni al ventennio dopo il boom industriale degli anni ‘50 del secolo scorso. Le aree montane e collinari dell’Emilia-Romagna sono note per aver avuto in quegli anni il tasso di spopolamento maggiore a livello nazionale.

In effetti guardando alle statistiche disponibili per gli ultimi 4 Censimenti dell’Agricoltura, la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) della montagna e collina delle 4 province ha subito, a partire dal 1980, un crollo a ritmi progressivi: si è ridotta di 10.900 ettari nel decennio 1980-90, di 24.600 nel 1990-2010 e di 28.000 ettari nel successivo decennio. I dati del Censimento dell’agricoltura del 2020 non sono ancora disponibili a livello disaggregato, ma l’andamento generale vede una ancora più marcata riduzione delle aziende agricole e una riduzione, in termini relativi minore, della SAU. Nel complesso nel periodo considerato la SAU si è ridotta al 57% del dato del 1980 e quella collinare al 73%. Più marcato il crollo delle aziende agricole che sono passate da 25.000 a 9.300 (in montagna sono ora il 32% rispetto al 1980 e il 39% in collina). Questi processi hanno determinato la crescita della SAU media per azienda che è passata da 8,3 a 15,3 ettari, una superficie media che si può valutare molto contenuta vista la prevalenza di prati e pascoli. Un ultimo dato di interesse è relativo al lavoro: l’ISTAT calcola che, sempre nei territori di collina e montagna delle 4 Province, nel periodo considerato le giornate di lavoro siano passate da 6,59 a 2,61 milioni, una diminuzione del 60%.  Se nel 1980 si investivano in media in un anno 32 ore di lavoro per ettaro di SAU, il dato più recente è di 18.

Come questi dati ci aiutano a capire le cause che possono aver ampliato l’effetto delle alluvioni? La chiave di lettura è molto semplice: molti terreni agricoli abbandonati con una dinamica in crescita del problema, aziende un po’ più grandi ma utilizzate in maniera più estensiva, processo interpretabile come riduzione delle cure ordinarie del territorio e quindi anche della rete idraulica minore. Si tenga in considerazione che la montagna e collina delle 4 province non è interessata a quel vantaggio competitivo che è rappresentato dal territorio del Consorzio del Parmigiano Reggiano e che la rete delle aree protette regionali, con le possibilità di valorizzazione dell’indotto turistico-ricreativo anche per interventi di manutenzione del territorio, è in queste province meno sviluppata che in altre aree interne della Regione.  

Sono considerazioni che ci dovrebbero portare a riflettere che, in una risposta strutturale ai problemi posti dalla tutela idraulica del territorio, la presenza dell’agricoltura di montagna ha una valenza ambientale e sociale forse ancora più rilevante di quella economica. Gestire attivamente i terreni, consolidare la presenza di un agricoltore che insieme a materie prime alimentari fornisca servizi ecosistemici adeguatamente remunerati è uno degli strumenti fondamentali per una politica lungimirante di protezione idraulica del territorio.

P.S. Ricordatevi, quest’anno, di fare le ferie in Romagna, una terra unica, con gente unica.

Queste le aziende che hanno bisogno del vostro aiuto. Continueremo a integrare l’elenco con altre che scopriremo essere state danneggiate. Abbiamo deciso di partire con le prime che ci hanno chiesto sostegno, ne abbiamo contattate altre e aspettiamo un loro riscontro prima di inserirle in elenco.

Stiamo censendo anche aziende che hanno avuto problemi infrastrutturali per capire come aiutarle quando non hanno prodotti da vendere attraverso i tradizionali metodi del commercio elettronico.

L’ELENCO VERRA’ PERIODICAMENTE INTEGRATO

– L’ARTE AGRICOLA DI MIMI’ – http://www.arteagricolamimi.com/

– IL VINO DELL’AZIENDA AGRICOLA BISSONI – https://vinibissoni.com/

– L’OLIO E IL VINO DELLA TENUTA PENNITA – https://lapennita.it

– IL VINO DELL’AZIENDA AGRICOLA LUVA SS – https://www.luvass.it

– IL VINO DI MENTA E ROSMARINO – https://mentaerosmarinovini.it e l’indirizzo per ordinarli – francesco@mentaerosmarinovini.it

– IL VINO DI PIAN DI STANTINO – https://www.piandistantino.it/pages/il-vino

– I SUCCHI E LE MARMELLATE BIO DELL’ALPE SILENTE – https://www.sottoboscoromagnatoscana.it/alpesilente/

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Con il sostegno di UNCEM e AlberItalia