
Noi che guardiamo sempre il mondo a testa in giù
È che non ci crediamo a chi non crede più
Nei figli dei fiori
Con gli occhi a colori
A volte frequentare certi luoghi non so se fa veramente bene.
Si dice: basta … fermate il mondo … voglio scendere. Ma poi ti rendi conto che non è possibile. Non è
possibile perché vedi gli occhi della gente che lavora, da volontario, con te brillare dalla gioia di fare cose
buone.
Ritrovi l’espressione, la gioia di un bambino che è appena sceso dalla giostra e che è felice per quello che ha
fatto. Ecco cosa ho visto in questi giorni nelle facce delle tante persone che ho incontrato a Terra Madre, a
partire di chi ho frequentato per confrontarmi sulla comune passione per le “Economie Montane”, ma
anche in quelli di quei ragazzi, più o meno giovani, che si sono ritrovati per continuare a parlare della loro
passione per il pane dei montanari, il castagno. Persone giunte dalle più remote montagne italiane per
poter dire “ci sono”, e non sono virtuale.
Covid, guerra, inflazione non riescono a soffocare la voglia di vedersi, di discutere, di parlare per capire
come fare meglio le cose per le proprie terre, per le proprie comunità, per le proprie foreste.
Ero arrivato a Torino convinto che quest’anno Oltreterra avrebbe osservato una pausa di riflessione dopo
otto anni di instancabile crescita, spesso anche troppo “tumultuosa”. Ed invece eccomi qua a dire,
proviamoci. Se ci lavoriamo tutti insieme, con l’entusiasmo che ho visto a Terra Madre, forse ce la facciamo,
anche quest’anno, a fare qualche cosa di buono per la montagna italiana, la nostra montagna.
La Montagna a Terra Madre ha avuto dedicati diversi incontri, frutto in certi casi di anni di lavoro per
ottenere la migliore sintesi delle idee di tutti sapientemente ottenute dalla mediazione di chi ha il pregio di
saperla fare. Incontri in cui forse ci si parla addosso, ma che permette di consolidare la convinzione che un
domani migliore è possibile se il bene di una sola persona non prevarica quello della comunità in cui si vive.
Voglio, alla fine di queste poche righe, dire grazie a quelle persone che da sempre si spendono per questo
progetto, a partire da Lia Cortesi, Antonio Nicoletti e Raoul Romano che con fatica scrivono, assieme a tanti
altri, le pagine di questa avventura. Al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e
Campigna e a Romagna Acque – Società delle Fonti che, grazie alla convinzione dei loro Presidenti, ne
sostengono le azioni.
Grazie anche a chi ci ha già detto che ci sarà il 3 e 4 novembre p.v., a partire da Alessandra Stefani, Marco
Bussone e Renzo Motta, nei giorni scorsi a Terra Madre per parlare di montagna, ma anche a chi speriamo
già che parteciperà ai lavori come l’amico Antonio Brunori.
Ma so anche che ci saranno Gianrico Fabbri, lucido rappresentante di Slow Food Toscana e Andrea Rossi,
l’uomo delle Feste Sagge, Rosaria Olevano, Luca Caverni e Mattia Marruca che con Francesco D’Ercoli
hanno dato vita ed energia alla mitica rete dei castanicoltori a cui il quotidiano “La Stampa” ha dedica quasi
due pagine.
Forse è vero, un luogo tranquillo di amichevole discussione sulla montagna serve, e Oltreterra, grazie alla
sua Petriniana “Fraterna Amicizia” nel tempo lo è diventato, speriamo che si mantenga tale.
Per chiudere, dopo avervi detto di mettere in agenda le date, vi riporto un altro pezzo della bella canzone di
Brunori S.A.S. “Fuori dal mondo”.
Noi che vogliamo vivere il momento presente
E che ci piace stare sempre in mezzo alla gente
Noi che sappiamo bene che volere è potere
Ma che non ci interessa di chi vuole il potere
Noi che “buongiorno” vale anche se è un giorno di merda
È che per stare in piedi non puoi stare per terra
Noi che siamo contenti anche nei giorni infelici
Perché quello che muore nutre le radici
Di questa terra che si sente un poco giù
Che adesso c’ha la febbre e suda un po’ di più
Noi figli dei fiori
Con gli occhi a colori, beh.
Buone cose a tutti, come sempre e …….. Avanti.
Gabriele Locatelli