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Continuano le news letter a sostegno della Romagna alluvionata promossa da Oltreterra in collaborazione con AlberItalia e UNCEM.
La news di oggi l’ha scritta per noi Renzo Motta, Presidente della Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale, Co-Fondatore della Fondazione AlberItalia e Professore Ordinario all’Università degli Studi di Torino presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali ed Alimentari (DISAFA).
Contemporaneamente continuiamo a sollecitarvi nell’acquisto di prodotti da quelle aziende che hanno bisogno del vostro aiuto per risollevarsi dal dramma dell’alluvione. La lista delle imprese che hanno bisogno di voi le trovate in fondo a questa news.
Lo staff di Oltreterra, il progetto di Slow Food per la montagna e per chi in essa vive.
LE FORESTE, LA VEGETAZIONE RIPARIA E GLI EVENTI ALLUVIONALI.
Renzo Motta
Periodicamente, dopo ogni piccola o grande alluvione (fatto che nel nostro paese avviene purtroppo con una certa frequenza) si torna a parlare del ruolo del bosco e della vegetazione riparia per la regimazione delle acque. Il tema nel nostro paese è di fondamentale importanza: secondo la mappa nazionale del dissesto idrogeologico, recentemente aggiornata da ISPRA il 10,4% della popolazione italiana (ed il 9% degli edifici) vive in aree a rischio di alluvione, il 2,2% della popolazione (ed il 4% degli edifici) vive in zone a rischio di frane, il 16,6% della superfice italiana è mappata ad alto livello di pericolosità ed il 91% dei comuni italiani sono interessati dal rischio idrogeologico.
La funzione protettiva e di prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico svolta dalle formazioni forestali è riconosciuta in ambito normativo già a partire dal R.D.L. n. 3267 del 1923 – Legge Serpieri, che ha istituito il Vincolo idrogeologico. A distanza di quasi un secolo dall’istituzione di questo vincolo la superfice forestale e più che raddoppiata ma il problema del dissesto è ancora attuale ed anzi sembra che stia peggiorando. Perché?
La ragione principale è legata al fatto che in questo secolo la popolazione italiana è quasi raddoppiata (era 38 milioni di abitanti nel 1922 ed ha superato i 60 milioni nel 2019) e le politiche di urbanizzazione e di costruzione di infrastrutture ed insediamenti degli ultimi decenni non hanno tenuto conto del rischio idrogeologico. L’aumento dei danni e delle vittime (oltre 400 morti tra il 2000 ed il 2019) è legato quindi soprattutto alla “cementificazione” delle aree a rischio ma una quota di questo aumento è sicuramente dovuta all’abbandono della gestione dei bacini montani, alla mancanza di gestione/manutenzione della vegetazione riparia ed anche all’intensificazione (in termini di frequenza e di magnitudo) degli eventi meteorici (la “tropicalizzazione” del clima) legata al cambiamento climatico. La foresta presente nei bacini collinari e montani e la vegetazione riparia, se gestiti correttamente, possono svolgere una funzione importante di prevenzione e mitigazione. Questa funzione perde di efficacia, pur mantenendo un ruolo importante, in eventi che hanno le caratteristiche di avere precipitazioni molto abbondanti concentrate in un periodo di tempo limitato. Al contrario l’assenza di gestione, in determinate condizioni, può contribuire ad aumentare le conseguenze negative dell’ondata di piena.
In che modo la foresta agisce nel prevenire o mitigare il dissesto?
L’interazione tra la foresta ed il ciclo dell’acqua è funzione del contesto climatico e dipende sia dalla scala spaziale e temporale di analisi dei fenomeni e sia dalle caratteristiche della vegetazione forestale. I processi attraverso i quali il bosco si interfaccia con le precipitazioni sono a) l’intercettazione delle precipitazioni a livello delle chiome, b) l’assorbimento a livello del suolo e c) l’evapotraspirazione. L’intercettazione consiste nella capacità del soprassuolo di catturare una parte delle precipitazioni prima che queste raggiungano il suolo. Quando le capacità di intercettazione sono saturate la frazione di pioggia non trattenuta dalla copertura forestale arriva al suolo direttamente o scorrendo lungo i rami ed i fusti. L’intercettazione varia con le caratteristiche del popolamento forestale e con l’intensità e la durata delle precipitazioni. Il potere di intercettazione diminuisce all’aumentare dell’intensità delle precipitazioni. L’infiltrazione rappresenta la quota di acqua di precipitazione che penetra nel suolo. Dell’acqua infiltrata una parte evapora, un’altra parte viene utilizzata dalla vegetazione ed un’altra parte va ad alimentare le falde idriche sotterranee. La quantità di acqua infiltrata dipende dalla morfologia del versante, dalle caratteristiche della vegetazione e, soprattutto, da caratteristiche del suolo (umidità iniziale, permeabilità e porosità ecc.) e da durata ed intensità delle precipitazioni. L’acqua scorre in superfice invece di infiltrarsi quando la capacità di infiltrazione è saturata e, con eventi di forte intensità, la maggior parte delle precipitazioni tende a scorrere in superfice. L’evapotraspirazione, infine, rappresenta la quota di acqua che torna all’atmosfera dalla vegetazione sotto forma di vapore acqueo. La stima dell’evapotraspirazione rappresenta un aspetto importante del bilancio idrologico di bacino ma questo processo ha un ruolo limitato nel corso di eventi di precipitazione estremi. L’acqua che sfugge all’intercettazione, all’infiltrazione nel suolo ed all’evapotraspirazione rappresenta il deflusso che scorre lungo i versanti ed è responsabile dell’erosione e, soprattutto, delle ondate di piena. L’evento di piena si verifica quando abbiamo precipitazioni molto intense che si manifestano per un periodo di tempo sufficientemente lungo da saturare le capacità di ritenzione del bacino (intercettazione, assorbimento del suolo ed evapotraspirazione). Uno dei problemi nei confronti della percezione da parte dell’opinione pubblica è proprio questo aspetto: l’azione regimante della foresta è importantissima e fondamentale ma quando si verificano eventi meteorici eccezionali la capacità di ritenzione viene saturata. Anche in queste condizioni la foresta ha un importante ruolo di mitigazione in quanto può ridurre la magnitudo, mitigando gli impatti, e rallentare l’ondata di piena permettendo l’allerta della popolazione e la messa in opera di misure di riduzione dei rischi. Nello stesso tempo è però indispensabile la consapevolezza che la copertura forestale (indipendentemente da densità composizione, struttura e modalità di gestione) non può impedire le ondate di piena quando si verificano eventi di intensità e durata tali da saturare l’effetto “spugna” della foresta. La gestione forestale deve quindi essere orientata a livello di bacino al mantenimento di una adeguata copertura forestale e, a livello di popolamento, alla valorizzazione dove possibile di strutture articolate che permettono lo sviluppo di una copertura erbacea ed arbustiva ed una adeguata conservazione del suolo. Per la valorizzazione ed il mantenimento di questi aspetti sarebbe di grandissima importanza dotare i bacini collinari e montani di un Piano di gestione che permetterebbe di garantire nel tempo e nello spazio i requisiti richiesti.
Quale è il ruolo della vegetazione riparia durante le ondate di piena?
Nel momento in cui si verificano eventi alluvionali spesso viene anche chiamata in causa la vegetazione in alveo e ripariale. Questo è un argomento di estrema importanza e deve essere valutato con attenzione lungo tutto il corso d’acqua a partire dalla parte “torrentizia” in montagna e fino al settore “fluviale”. La vegetazione ripariale svolge, da un punto di vista idraulico, un ruolo di fondamentale importanza durante gli eventi di piena: aumenta la scabrezza, cioè la resistenza che l’acqua incontra scorrendo e quindi protegge le sponde dall’erosione, rallenta la velocità del flusso ed intrappola sedimenti e materiali trasportati dalla corrente. Diverso è il discorso in tutti i casi in cui sulle sponde del fiume troviamo coltivazioni agricole, specie esotiche o opportuniste (ad es. la robinia) o coltivate dall’uomo (ad es. i pioppi ibridi). In questi casi la vegetazione presente non svolge il ruolo idraulico ed “ecologico” svolto dalla vegetazione spontanea e gli alberi e gli arbusti presenti sono facilmente sradicati e vanno ad alimentare il detrito trasportato durante le piene. Nella gestione degli ambienti ripariali è inoltre indispensabile contemperare le esigenze carattere idraulico-sistematorio, volte a garantire l’efficienza idraulica delle sezioni di deflusso, con quelle di naturalità. La vegetazione lungo i corsi d’acqua ha infatti un ruolo multifunzionale e, dal punto di vista naturalistico, rappresenta il più importante elemento delle reti ecologiche. La gestione della vegetazione riparia deve quindi avere finalità di manutenzione e caratteristiche tali da non comportare alterazioni permanenti dello stato dei luoghi (DL 42/04); deve tendere al recupero ed alla salvaguardia delle caratteristiche naturali degli alvei (Dir. PAI 15 aprile 1988) e deve essere applicata con criteri di tipo colturale che preservano le funzioni anti erosive, naturalistiche, ambientali e paesaggistiche che le formazioni riparie assicurano . Di prassi nell’alveo inciso si dovrebbero effettuare interventi frequenti di manutenzione che permettono la conservazione delle associazioni vegetali autoctone allo stadio giovanile, quando è massimizzata la flessibilità ed è limitata l’occupazione dello spazio che può ostruire la sezione idraulica.
Nella prima fascia di vegetazione dal ciglio di sponda (circa 10 m) si dovrebbero effettuare interventi colturali con rimozione degli alberi instabili o deperienti, ma con conservazione degli alberi habitat e di una copertura arborea ed arbustiva non inferiore al 20%. Naturalmente interventi effettuati in devono tenere conto della multifunzionalità delle foreste riparie (biodiversità, paesaggio, ricreazione). In ogni caso il taglio deve essere sempre di tipo selettivo e colturale, limitando la ceduazione ad ambiti specifici e il taglio raso a motivi di sicurezza.
Ruolo del land-use change e della crisi climatica
I processi che provocano il dissesto idrogeologico sono, dal punto di vista ecologico, dei fenomeni naturali che avvengono anche in assenza della presenza dell’uomo. Nel nostro paesaggio culturale la gestione dei bacini montani e dei paesaggi agro-forestali svolge un ruolo di fondamentale importanza in quanto boschi e territori utilizzati per secoli da parte dell’uomo se sono abbandonati alla dinamica naturale non vanno incontro, se non su periodi di tempo lunghissimi, ad una “ri-naturalizzazione” ma vanno incontro ad un “degrado” che compromette l’erogazione di servizi ecosistemici tra cui la funzione di regimazione delle acque. Come precedentemente accennato l’abbandono di boschi coltivati per secoli (così come delle opere costruite dall’uomo come i terrazzamenti) può provocare/accentuare dissesti locali ed aumentare in modo rilevante la componente legnosa di detrito nelle lave torrentizie che, di conseguenza, può accentuare i danni osservati lungo il corso d’acqua fino alle zone di pianura (occlusione di ponti, accumulo di materiale solido, accentuazione dell’erosione, danni ad infrastrutture ecc.).
Non può essere trascurato il fatto che tutti gli scenari di cambiamento climatico di cui disponiamo prevedono un aumento della variabilità climatica interannuale e l’aumento della frequenza e della magnitudo di eventi climatici estremi. Un esempio di questo processo è l’evento del 2-3 ottobre 2020 quando in un giorno (il 2 ottobre, il giorno più piovoso in Piemonte a partire dal 1958) è piovuto in molte stazioni del Piemonte sud-occidentale circa un terzo della precipitazione media annua; al Colle di Tenda in 12 ore sono piovuti 515 mm di pioggia che rappresentano un record di intensità pluviometrica per le stazioni ARPA del Piemonte. I cambiamenti climatici “aggravano una situazione già complessa e intensificano pressioni sul territorio” rendendo il dissesto geo-idrologico una delle cinque priorità legate alla crisi climatica da affrontare nel breve periodo.
Renzo Motta
Queste le aziende che hanno bisogno del vostro aiuto. Continueremo a integrare l’elenco con altre che scopriremo essere state danneggiate. Abbiamo deciso di partire con le prime che ci hanno chiesto sostegno, ne abbiamo contattate altre e aspettiamo un loro riscontro prima di inserirle in elenco.
Stiamo censendo anche aziende che hanno avuto problemi infrastrutturali per capire come aiutarle quando non hanno prodotti da vendere attraverso i tradizionali metodi del commercio elettronico.
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L’ELENCO VERRA’ PERIODICAMENTE INTEGRATO
– IL VINO DELL’AZIENDA AGRICOLA LUVA SS – https://www.luvass.it
– IL VINO DI MENTA E ROSMARINO – https://mentaerosmarinovini.it e l’indirizzo per ordinarli francesco@mentaerosmarinovini.it
– IL VINO DI PIAN DI STANTINO – https://www.piandistantino.it/pages/il-vino
– I SUCCHI E LE MARMELLATE BIO DELL’ALPE SILENTE https://www.sottoboscoromagnatoscana.it/alpe-silente/
– IL VINO DELL’AZIENDA AGRICOLA BISSONI – https://vinibissoni.com/
– L’OLIO E IL VINO DELLA TENUTA PENNITA – https://lapennita.it
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Con il sostegno di UNCEM e AlberItalia

